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Due città omologhe ma molto diverse: Torino e Trieste - ma pure ampi percorsi veneziani - in un dialogo mediato dall'architettura e dalle riflessioni di Luciano Semerani, uno dei protagonisti del dibattito architettonico italiano degli ultimi cinquant'anni, attraverso la cattedra dello IUAV, le riviste, i numerosi libri pubblicati e le opere realizzate. Le "scritture disegnate" dell'architetto e intellettuale triestino, dell'antico allievo di Samonà e Rogers, rivelano un temperamento d'artista capace di immettere il cimento progettuale in una corrente di suggestioni che non è riduttivo definire autobiografiche. Il tratto leggero e trasparente - arioso - dei disegni di Semerani sembra fatto apposta per restituire, mediante la sintesi delle immagini, la complessità di una narrazione che altro non è se non l'altra faccia del magistero esercitato a Venezia. Un magistero per il quale teoria e tecnica della progettazione, attraverso la pratica del comporre, si incaricano di celebrare, ancora una volta, i valori simbolici della forma costruita.